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Educativa di strada, Palermo, Psicologia della Religione

Sussidiarietà circolare, poesia sociale

La Comunità di Danisinni nella sua visione progettuale persegue il principio di sussidiarietà circolare, assai caro alla tradizione francescana, formulato da Bonaventura da Bagnoregio già nel XIII secolo. La proposta è quella di un modello sociale in cui lo Stato, il Mercato e la Comunità si articolano in modo complementare e non asimmetrico o verticistico.

È tempo di smetterla con una sorta di delega o, altrimenti, di vassallaggio che fa del terzo settore una forza operaia che si muove a seconda delle “commissioni” fornite dall’ente pubblico. Questo assetto, ormai datato, non è rispettoso dei diversi soggetti sociali anche perché non tiene conto della necessaria reciprocità in ordine alla cura del bene pubblico.

Anche l’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale non è sufficiente perché, di fatto, riduce il terzo settore a sostituto dell’amministrazione pubblica. La funzione di delega tutt’al più è una via emergenziale che non può diventare condizione permanente come, in realtà, accade per molteplici servizi nei nostri territori.

Sarebbe un errore, ancora, circoscrivere l’ambito “sociale” esclusivamente al terzo settore piuttosto che a tutte le compagini della nostra società e dunque anche alla pubblica amministrazione e al mondo dell’imprenditoria che fa profit. Tutti i soggetti, con funzioni diversificate, hanno la responsabilità di partecipare allo sviluppo sociale di un Paese.

Il mondo associativo senza scopo di lucro, il volontariato, le cooperative e le imprese sociali, le organizzazioni non governative, gli enti religiosi, le società di mutuo soccorso e le fondazioni, costituiscono il terzo pilastro del sistema sociale ma senza la sinergia e la reale circolarità nel reciproco riconoscimento tra Stato, Mercato e Comunità, a cui si riferisce tale “terzo pilastro”, non potrà esserci una effettiva crescita di un territorio.

Se il terzo settore costituisce un’antenna sociale privilegiata, l’intervento è questione complessa e in modo diversificato vede tutti gli attori sociali coinvolti. Si parla, dunque, di una co-progettazione che necessariamente dovrà coinvolgere anche l’imprenditoria perché il mercato non può essere sganciato dalla solidarietà e dall’attenzione verso le fasce di popolazione più povere.

Il mondo del profit ha il compito di trovare le risorse necessarie affinché tutto il sistema sociale possa evolversi senza delegare la faccenda delle diseguaglianze ad altri soggetti. Questa sinergia potrà prevenire le speculazioni che, altrimenti, andranno a sfruttare la povera gente, ad esempio, con orari lavorativi massacranti e retribuzioni ben al di sotto dei minimi salariali. Il fenomeno del caporalato, si consideri, abbisogna della vigilanza di tutti gli attori della Comunità.

Il punto rilevante, inoltre, sta nel venire fuori da schemi teorici infondati che vorrebbero garantire il sistema del mercato liberale ritenendo, ad esempio, che la crescita delle fasce di popolazione più facoltose determini il benessere di quanti sono più svantaggiati. È la stessa menzogna che negli anni ‘80 reggeva l’opinione diffusa che la mafia desse lavoro e prosperità economica ai territori.

La realtà è che lo smisurato arricchimento di pochi non ha alcuna “ricaduta favorevole” nella crescita comunitaria ma, piuttosto, contribuisce a generare ulteriore diseguaglianza e marginalizzazione.

L’impegno attuale, allora, deve essere quello di reintrodurre nel mercato il principio etico che riconosca la dignità di tutti i cittadini ascoltando i reali bisogni per riscattare la gente e non per ingenerare ulteriore dipendenza così come è avvenuto, ad esempio, per il reddito di cittadinanza.

Crediamo che il terzo settore avrà ha funzione di promuovere processi territoriali integrati in cui il mondo della finanza, dei servizi pubblici e della cura interagiscono tra loro tessendo trame sociali realmente inclusive ma affinché questo possa tradursi in realtà è necessario un epocale cambio di mentalità.

Palermo, la nostra città, attende questo ampliamento di prospettiva e per renderlo possibile ciascuno di noi deve rinunciare a parte della propria esclusività. Il Nido “Galante” è un presidio simbolo di questa opportunità ma è ora di destarsi dal sonno e dare spazio attorno allo stesso tavolo alla Comunità Educante Territoriale, le Cooperative sociali coinvolte nella gestione del servizio, la Pubblica Amministrazione e le Imprese che desiderano investire nel territorio per promuovere lavoro e infrastrutture necessarie.

L’attesa è stata lunga, da vent’anni si aspetta la riapertura del polo materno-infanzia chiuso “provvisoriamente”, ed ora che il plesso è già ristrutturato – dal mese di ottobre 2023 – non sono più ammissibili altre lungaggini burocratiche che potrebbero posticipare l’apertura.

Ripercorrendo gli ultimi anni di trafila progettuale pare ascoltare un adagio musicale sufficientemente calmo che però stride con l’ambiente che circonda l’Asilo e che abbisogna di una velocità più andante perché repentine sono le richieste di aiuto e di risposta ai bisogni.

Tornano in mente le parole di papa Francesco che il 16 ottobre 2021 richiamava ad una responsabilità comune: “Voi siete poeti sociali in quanto avete la capacità e il coraggio di creare speranza laddove appaiono solo scarto ed esclusione. Poesia vuol dire creatività, e voi create speranza. Con le vostre mani sapete forgiare la dignità di ciascuno, quella delle famiglie e quella dell’intera società con la terra, la casa e il lavoro, la cura e la comunità”.