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Educativa di strada, Palermo, Ricerca di Dio

Siamo tutti cercatori. Epifania 2025

Ieri sera la Compagnia del DanisinniLab ha presentato il racconto “L’Ancilu e i Vacabbunni” ove ha fatto risuonare il senso della ricerca esistenziale che va oltre le apparenze e che trova in chi vive la precarietà del quotidiano l’ascolto privo di resistenze che conduce alla luce vera.

L’instabilità della vita infatti, quando non si cade nel baratro della disperazione, è l’occasione per aprirsi al di più che altrimenti rimarrebbe sommerso dalle illusorie garanzie di comfort.

Questa scoperta, riteniamo, ha mosso anche i passi di Piersanti Mattarella – di cui oggi ricorre il quarantacinquesimo anniversario dall’uccisione per vile mano mafiosa – il quale ha mantenuto l’orizzonte di senso nel suo impegno politico ritenendo che la giustizia e i diritti dei piccoli andavano difesi malgrado le minacce a cui andava incontro. Dopo la morte di Aldo Moro, infatti, era ben consapevole che anche lui stava rischiano la vita per le scelte politiche che portava avanti.

La festa dell’Epifania che celebriamo oggi ci pone innanzi a dei cercatori: i Magi. Loro scrutano i segni del cielo, in quanto astronomi, per comprenderne i nessi di significato e così discernere su quale via camminare in terra.

Una ricerca ben diversa da quella degli astrologi che vorrebbero acquisire potere sul futuro per averne proventi. I Magi non si accontentano delle piccole luci di questo mondo ma rimangono inquieti alla ricerca della fonte che può dare risposta piena alla loro vita.

Guardare il cielo, inoltre, per loro significa cercare il senso del quotidiano per dare orizzonte alle azioni di ogni giorno. Assumono, dunque, una prospettiva dall’alto rifiutandosi di rimanere chini sull’immediato come se l’esistenza personale fosse un limitarsi ai bisogni da appagare. Ciascuno, infatti, ha la possibilità di rimanere chino su se stesso o di volgere lo sguardo in alto ed è così che si nutre la speranza e il desiderio aldilà degli impedimenti che stanno dinanzi.

Epifania – dal verbo epiphànein, composto di epì, “dall’alto”, e phànein “apparire”, – esplicita la rivelazione del Natale la cui luce è rivolta a tutta l’umanità, nessuno escluso.

Nella pagina del Vangelo (Mt 2, 1-12) si dispiegano le tappe dell’itinerario spirituale che permette a ciascuno di ampliare la prospettiva e vedere oltre: dapprima bisogna elevare lo sguardo e così accogliere i segni del Cielo, poi bisogna mettersi in cammino e lasciarsi condurre dalla parola che risuona interiormente fino arrivare a percorrere vie inedite.

Il cammino è possibile se ci si lascia stupire da ciò che si scopre senza pregiudizi, non si tratta di ingenuità ma di sensibilità e apertura rivolta alla vera luce, quella che rifugge ogni tipo di compromesso.

I Magi vengono provocati, probabilmente, da una supernova e cioè dall’esplosione di una stella al termine della sua vita, arrivano a Gerusalemme e chiedono dove fosse il re dei giudei. Hanno conoscenze teologiche e intuiscono che la stella è segno di un evento straordinario ma, al contempo, non si fermano dinanzi alla figura del re Erode, sono alla ricerca di una regalità ben diversa che possa raccontare della bellezza del Cielo.

Erode e i sacerdoti indicano che Betlemme è il luogo ove le profezie rivelano che sarebbe nato il Messia salvatore. Interessante notare che la conoscenza non basta, i sacerdoti sanno ma non vanno ed Erode sapendo trama la morte anziché mettersi in cammino per la vita. Gesù fino alla Pasqua troverà queste resistenze nel mondo religioso e politico del tempo perché il Suo annuncio è destabilizzante per chi cerca il potere di questo mondo.

I Magi hanno criteri differenti perché rimangono sintonizzati con il Cielo e rintracciano nell’umile scena di Betlemme il Re dell’universo, a Lui si prostrano per adorarlo. Hanno scoperto il centro dell’esistenza e pertanto lo adorano cioè gli consegnano tutto perché la loro vita non ha altro bene prezioso se non in relazione a Lui.

Torneranno per una via inedita certo per sfuggire ad Erode e, al contempo, perché l’incontro con il Signore porta su sentieri nuovi, l’esistenza si trasforma in missione cioè chiamata a consumarsi per amore.