Kairòs
“O” come Ora. “Vorrei fermare il tempo” è l’affermazione illusoria di due amanti che credono che quell’attimo, così prezioso, possa prolungarsi senza sosta. Forse non sanno che quel tempo è così intenso perchè destinato a finire! La preziosità della vita sta nella sua unicità e ogni momento che la compone è originale e dunque irripetibile.
Come pensare all’esistenza umana, dunque, se non in divenire? Il fiume che scorre rende fecondo quel che attraversa ma se quel corso si fermasse, lo stagnarsi del flusso ne spegnerebbe la vitalità.
Noi siamo in continua trasformazione e a nessuno è dato di essere quello che era prima. Sebbene ci percepiamo nel momento presente, in quello che concretamente stiamo vivendo e sentendo, non siamo riducibili ad esso. Il contesto, certamente, rimane necessario per esperire la vita e non si tratta solo di uno spazio fisico tangibile, facciamo riferimento anche ad uno spazio relazionale segnato dalla vicinanza e dalla lontananza, dal calore emotivo e dalla distanza nel tempo.
L’ “ora”, riferita al momento presente, dunque, porta con sé il mondo interiore con le esperienze pregresse, il modo di percepirsi nello spazio e nel tempo. Il “qui e ora”, pertanto, è da intendersi come una intuizione di quello che siamo o, meglio, un presagio di ciò che stiamo divenendo.
Ciò non significa rimanere schiacciati su un eterno presente, questo priverebbe di visione e di capacità di progettare rivolti alla meta. Ma nutrire continuità storica, senza fughe nel passato o in un ideale futuro, consapevoli che è nel momento presente che accade l’incontro, l’ascolto e la risposta nelle relazioni.
Chi vive stando a procrastinare ogni cosa perde le occasioni della vita, ponendosi su un piano deresponsabilizzante. Ciò non significa che cogliere l’attimo vuol dire stare in continui agiti privi di discernimento ma che siamo chiamati alla risposta che la vita ci chiede adesso senza tirarci indietro e cioè senza nutrire nostalgie che vorrebbero impedire le scelte del momento.
Quante occasioni sciupate dall’uomo contemporaneo: le giornate organizzate secondo una continua corsa contro il tempo, itinerari di formazione abbandonati, date matrimoniali ripetutamente prorogate in cerca del “vento favorevole” e persino il concepimento dei figli rimandato in attesa delle dovute garanzie.
Il “carpe diem”, locuzione latina attribuita ad Orazio, non si riferisce all’attimo da spremere come se fosse un frutto da cogliere in quanto maturo, piuttosto indica l’afferrare il giorno e cioè l’assumersi la responsabilità di quel che si sta vivendo spendendosi pienamente nell’oggi e, quindi, senza rimandare al domani.
La lingua greca indica il kairòs quale momento opportuno, in cui è possibile intuire quel che è essenziale. Il cristianesimo vi rintraccerà il tempo di grazia in cui Dio si rivela all’essere umano. L’ora biblica, in sintesi, esprime il momento propizio e il compimento di tutto.
Chiediamoci: come può un’ora essere il compimento di ogni cosa? Ciò è possibile quando il cammino dell’uomo procede orientato verso la meta. L’obiettivo non è raggiungere subito la meta, ma realizzarla quotidianamente. Non si tratta, dunque, di una ricerca della prestazione finale ma del viaggio che esprime l’importanza del vivere. Il modo di morire sarà solo l’espressione di come si è affrontata la vita, è il “per cosa ci si spende” a determinare la qualità di ogni giorno!
Durante una festa nuziale a Cana di Galilea Maria riferì a Gesù che era venuto a mancare il vino, e Lui ebbe a rispondere: “ non è ancora giunta la mia ora”. Di fatto poi muterà l’acqua in vino ma sarà tutta la sua vita a dare sapore e gioia a chi aveva perso il gusto dell’amore.
Quel matrimonio era minacciato dall’assenza di relazione con Dio, non ci si preparava più ad accogliere il cibo quale Suo dono e infatti le giare erano rimaste vuote. La storia di quel popolo rivelava che si era smarrito tale rapporto per cui si era persa l’attesa dello sposo divino e il tempo aveva bisogno di ritrovare senso e direzione.
Gesù arriverà a compiere quell’ora sulla croce, lì tutto sarà compiuto, non finito ma pieno in quanto colmo del Suo dono. Il gemito sulla croce e il travaglio di Maria non toglieranno valore all’ora che lì si è compiuta ma ne riveleranno il senso perché il dolore approfondisce l’amore. Ogni giorno, infatti, è opportunità di comunione tra Cielo e terra aldilà delle tempeste che si possano attraversare.
“O” come Ora, come Occasione e Orizzonte che la vita assume quando si decide di rispondere a piene mani alla chiamata che ogni giorno ci consegna. Come diceva madre Teresa di Calcutta:
“Trova il tempo di pensare. Trova il tempo di pregare. Trova il tempo di ridere. È la fonte del potere. È il più grande potere sulla Terra. È la musica dell’anima.
Trova il tempo per giocare. Trova il tempo per amare ed essere amato. Trova il tempo di dare. È il segreto dell’eterna giovinezza. È il privilegio dato da Dio. La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere. Trova il tempo di essere amico. Trova il tempo di lavorare. È la fonte della saggezza. È la strada della felicità. È il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità. È la chiave del Paradiso”.