Elemosina è fare spazio dentro
“E” come Elemosina. L’elemosina scaturisce dalla misericordia, l’una non avrebbe senso senza l’altra. Usare misericordia equivale prima di tutto a fare spazio dentro di sé e cioè non mantenere l’altro estraneo alla propria vita. Prima che un andare verso è un accogliere dentro se stessi, è per questo che il luogo privilegiato dell’elemosina è ai piedi dell’altare nell’abside di una Chiesa.
L’abside, infatti, è concavo perchè rappresenta il grembo di Dio Padre che accoglie per poi condividere ciò che ha ricevuto.
Lì insieme alle offerte destinate ai poveri si presenta il pane ed il vino, frutto del lavoro quotidiano dell’uomo. Quel lavoro onesto che unisce il dono del creato e l’operosità di ciascuno, perché l’umanità è capace di trasformare in ulteriore bene quello che la natura produce. In quel caso il frumento macinato e l’uva pigiata e fermentata procurano il pane e il vino, offerte umili e privilegiate, entrambe vengono accolte in Cielo e ci vengono restituite quale Corpo e Sangue di Cristo, la sua vita unita al nostro lavoro, il Noi che viene a nutrire e a trasformare sempre più la nostra esistenza.
L’elemosina, allora, ci permette di entrare nel grande mistero della vita e dunque a non vivere per noi stessi conducendo le piccole battaglie proprie dell’individualismo ma a scoprirci quale dono da restituire e condividere.
L’elemosina si traduce in gratitudine e generosità ma solo questa apertura colora la vita e la rende sensata. Se rimanessimo trincerati nelle comfort zone rischieremmo l’asfissia e di perdere l’emozione per le variegate tonalità del cielo. Chi condivide non si erge al di sopra degli altri e viaggia sempre come con una zattera, imbarcazione modesta che abbisogna delle bracciate così come del vento favorevole che provvidenzialmente dona un meritato ristoro. La vita non è calcolo e chi pratica l’elemosina ne fa esperienza.
L’arte del condividere è propria di chi sa che l’altro gli appartiene, lo straniero è parte di sé, perché in fondo siamo tutti stranieri in questo mondo, siamo tutti bisognosi di qualcuno che tenda la mano e non solo quando stiamo per annegare!
E nessuno potrà dirsi così povero da non potere condividere qualcosa, il valore dell’elemosina non è dato dagli zero dopo la cifra ma dal valore che si dà a chi la riceve.
Nel Vangelo Gesù sottolinea di muoversi nel segreto, essere luce del mondo ma nascosti nell’operare l’elemosina, così come per il digiuno o la preghiera. E ciò perché la vanagloria, altrimenti, verrebbe a rubare il valore ed il senso del gesto gratuito.
Chi cerca di apparire da un prezzo alla sua vita e, in realtà, mostra la propria avarizia. Il pericolo delle ricchezze sta proprio nel fare credere che attraverso i soldi è possibile ottenere molti beni mentre nella vita spirituale si sa che tutti i beni sono dono libero dello Spirito Santo. L’idolatra che pone il tesoro in terra diventa schiavo delle sue bramosie, la persona capace di elemosina è libera perché già appartiene al Cielo. L’elemosina scaturisce dall’interiorità, dalla vita intima condivisa con Dio che non può fare a meno di aprirsi al prossimo.
Senza preghiera non può esserci prossimità ed è la preghiera a permettere di avvicinarci in punta di piedi al prossimo, così come quando si entra in una terra sacra.
Un giorno mentre Gesù insegnava alla folla, alzando lo sguardo verso il Padre, si rese conto della fame di tutta quella gente. A quel punto invitò i discepoli a dare loro stessi da mangiare e questi si stupirono perché avevano solo pochi pani e dei pesci. Seguendo l’indicazione del Maestro distribuirono quel poco che avevano e con grande meraviglia questo bastò per quell’innumerevole assemblea di persone.
Dio lascia risuonare dentro di sé il bisogno dei piccoli ed è allora che l’elemosina non è soltanto un dare ma un entrare in comunione fino a sentirsi parte di quel corpo che geme e attende.
Elemosina, misericordia ed Eucarestia, dunque, si intrecciano a vicenda, l’una rimanda all’altra e non è più possibile disgiungerle da quando il Figlio di Dio, Lui misericordia del Padre, si è fatto Pane spezzato per l’umanità intera. Il “date voi stessi da mangiare” ci spiega il senso pieno dell’elemosina e cioè il consumarsi nella comunione, perché siamo gli uni parte dell’altro.
“E” come Elemosina dunque, come Eucarestia e desiderio di comunione. Torna alla mente un’espressione di don Lorenzo Milani molto appropriata al tempo che stiamo vivendo: “L’elemosina è orribile quando chi la fa crede d’essersi messo a posto davanti a Dio e agli uomini. La politica è altrettanto orribile quando chi la fa crede d’essere dispensato dal sentir bruciare i bisogni immediati di quelli cui l’effetto della politica non è ancora arrivato: È evidente che oggi bisogna con una mano manovrare le leve profonde della politica, del sindacato o della scuola, e con l’altra le leve piccine ma immediate dell’elemosina”.