Siamo figli di una promessa
Triste è vivere senza speranza e questo accade quando l’umano regola la sua esistenza sulla pretesa di calcoli e certezze nel tentativo, così, di dare misura ai suoi giorni. Piuttosto siamo portatori di una promessa che abbisogna della risposta personale per realizzarsi. L’unicità di ciascuno dice che abbiamo bisogno acquisire uno sguardo capace di contemplare il mistero, consapevoli che la vita non è misurabile su un piano quantitativo o generalizzabile.
Sapere leggere la storia è una delle competenze necessarie per dare giustizia ad un popolo e custodire la responsabilità di un futuro migliore. Per leggere autenticamente, però, è necessaria una prospettiva dal basso e cioè capace di tenere conto dei piccoli del mondo, di quanti troppo spesso sono strumentalizzati da chi detiene il potere politico ed economico di un Paese.
Non si tratta di rimanere schiacciati su un piano vittimistico e neppure di narrare gli eventi con un fare vendicativo come spesso accade nella maggior parte delle spinte ideologiche volte a giustificare la propria azione belligerante.
Lo sguardo che tiene conto dei “senza voce” abbisogna di umiltà perché altrimenti falserebbe la sensibilità altrui e, al contempo, deve rimanere capace di contemplazione cioè capace di andare oltre le apparenze e i cliché performativi che dividono il mondo in vincitori e sconfitti, uomini di successo e falliti, attraenti e indifferenti.
Il Vangelo offre questa inedita prospettiva rivelando come accade l’agire di Dio. Proprio quando si afferma la grandezza dell’impero di Tiberio Cesare e i suoi adepti regnano nella Palestina, lo sguardo del Cielo si posa su una ragazza sconosciuta e la Parola accade su di lei. Maria rappresenta l’umanità nascosta che nella ordinarietà accoglie e realizza la proposta di un Dio che vede oltre le apparenze.
Per alcuni parlare, oggi, di Immacolata concezione significa rifarsi ad un modello di perfezione astratto e questo tradisce la verità storica da cui si deduce, a chiare lettere, che Maria appartiene alla precarietà propria della condizione umana che abbisogna ogni giorno di difendere il bene e di custodire l’amore nonostante tutto.
Per altri il dogma mariano è da intendersi come una favola e a pensarlo sono quanti hanno sposato la logica dell’appropriazione fondando la propria esistenza su un fare individualistico forte di accumuli e altezzosità. Questi dimenticano che nessuna conquista umana è capace di eternità, e non sanno che l’amore è vero quando rinuncia a possedere l’altro e si apre alla custodia del dono così come testimonia Maria.
L’evento dell’annunciazione, dunque, rivela la portata dell’inedita irruzione di Dio nella storia umana. L’infinito abbisogna della piccolezza per incarnarsi in quanto è necessario uscire dalla logica quantitativa ed entrare nel registro dell’amore: altrimenti chi sarebbe stato pienamente giusto o santo da potere accogliere l’Incarnazione? Chi avrebbe potuto vantarsi di esserne capace?
Maria non si esalta ma, piuttosto, riconosce la sua pochezza e questa non diventa motivo di resistenza ma di affidamento ad un progetto che la supera e di cui non le è dato sapere per controllare, bensì, può aderire per camminare.
Lei sposta il baricentro, non parte dalle proprie possibilità ma dal desiderio di Dio. In fondo il desiderio umano si spegne quando non riesce più ad incontrare il desiderio del Cielo, infatti il fare autoreferenziale di chi si crede onnipotente in questo mondo è privo di desiderio e rimane puntualmente schiacciato dalla bramosia avara dell’affermare se stesso.
Lei rivela un futuro che va oltre l’evidenzia, già vede rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili anche se nella realtà ancora accade il contrario. Chi accoglie la luce del Signore porta una consapevolezza nuova scrutando come si svolgerà la profondità della storia e come ne saranno protagonisti quanti credono nell’amore di Dio.
Sappiamo bene, infatti, come a contribuire alla crescita del nostro mondo non è chi si aggroviglia in una logica di paura volta a preservarsi e a difendere la propria immagine, ma chi si fida ed è capace di amore gratuito.
Maria rimarrà nella tragica storia del suo tempo: affronterà il rifiuto al momento del parto, la persecuzione e il necessario esilio in Egitto, la derisione del figlio fino a vederlo ingiustamente condannato e crocifisso. Eppure custodirà la promessa ricevuta e con quella relazione vedrà fin oltre la morte e tutto per lei troverà senso.