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Bellezza è andare oltre le apparenze

“B” come Bellezza. Abbiamo confuso l’esteriorità con la bellezza e il nostro tempo aveva perso interesse per l’interiorità ma senza interiorità non può esserci bellezza.

Per secoli si è cercato di partire da un’idea di bellezza da applicare alla realtà e considerato che il quotidiano non corrispondeva a quell’immaginario così perfetto si è cercato di mettere una veste fatta di abiti, trucco, accessori vari per dire che una persona è bella e presentabile. Di conseguenza molti hanno negato la realtà delle cose e l’incontro autentico tra le persone.

La debolezza di questo processo sta proprio nel fatto che tale veste è considerata il punto di partenza e di arrivo. L’essere umano veniva condannato, dunque, a non incontrare se stesso e a rinnegare la propria fragilità pensandosi perfetto e quindi felice!

Comprendiamo come per reggere tale idealità molti siano caduti in forme maniacali di autocontrollo per non ammettere la propria debolezza o hanno assunto sostanze psichedeliche pur di essere sempre carichi e prestanti. Altri, ancora, sono scivolati in doppie vite o comunque percorsi paralleli per garantirsi dei surrogati di vita reale senza ammettere, però, che si trattava di fughe prive di sentimento.

Senza verità non c’è bellezza e il nascondimento, seppure rivestito di quel che affascina e seduce, di fatto non porta gioia ma tristezza insieme a profonda solitudine.

La bellezza si ritrova nella relazione con il Cielo, altrimenti senza fonte luminosa la bellezza non sarebbe riconoscibile: dalla luce dipende quel che appare.

Non ha più bisogno di veste chi si scopre amato per quello che è. Non si copre più perchè l’amore illumina interiormente ed è luminoso in sé, la luce che emana diventa la sua veste di bellezza.

Per il cristiano è l’esperienza battesimale dove la consegna della veste bianca indica come Dio vede i suoi figli e nessun altro tessuto potrebbe mai renderli così preziosi. Ricordando la piccola madre Teresa di Calcutta con il suo volto così increspato e fragile, ad esempio, emerge una singolare e luminosa bellezza. È lo stesso che accade guardando il sorriso di un bambino, come a rivelare che quello è l’unico modo di stare in relazione con l’altro.

È la memoria intossicata a strapparci la bellezza. Serbare nel cuore gli eventi tristi della nostra storia, quel che non ha funzionato e che doveva andare diversamente, abbrutisce la vita e ci priva di volgere lo sguardo verso il sole che sorge ogni giorno. 

Quando portarono da  Gesù una donna trovata in adulterio, scribi e farisei la guardavano per il suo peccato e quello per loro stava al centro. I loro occhi avevano come un’attenzione selettiva rivolta solo alla ferita. Tanto erano accecati che volevano ucciderla, nella violenza e in ogni forma di dominio non c’è bellezza.

Lo sguardo del Maestro è ben altro, Lui rimandò loro ad uno sguardo interiore e cioè a guardarsi dentro per riconoscere se interiormente avevano solo luce di bellezza o il buio del peccato. Andarono via, lasciando cadere le pietre per terra. Forse qualcuno di loro avrà riconosciuto la bellezza per la quale erano fatti e allora quell’agire non aveva più alcun senso.

Quando Gesù si rivolse alla donna, la riconobbe come sposa cioè come colei che va amata e non usata e da quel giorno fu di nuovo libera, capace di vivere per l’amore vero.

“Tu sei bellezza”, dirà san Francesco nelle Lodi a Dio Altissimo. È un momento di grande travaglio per il santo di Assisi, eppure lui contempla la bellezza e la relazione con il suo Signore non viene recisa dalla prove della vita, semmai viene ulteriormente approfondita.

Quello che contempli è ciò che ti trasforma perchè viene ad abitarti, dimora in te e converte la visione delle cose. La bellezza è una questione interiore dunque, permette di vedere oltre le apparenze, e fa scorgere con tenerezza le fragilità ed i limiti propri della vita.

B come Bellezza dunque, come Bontà e desiderio di Bene. La bellezza ci sorprende e come diceva   

Emily Dickinson “Non sapendo quando l’alba arriverà, tengo aperta ogni porta.”